CIAO RAGA IL 25/11/2007 NASCE IL MIO BLOG
QUESTO BLOG SI OCCUPERA' DI UN PO DI TUTTO MA IN PRIMIS VORREI CONFRONTARMI CON VOI SU QUESTO TEMA CHE, SECONDO ME POTREBBE DARE UNA SVOLTA SUL FUTURO DELLA NOSTRA CITTADINA COME FASANO ED OSTUNI ANCH' IO MI ASSOCIO ALLA LORO CAUSA PERTANTO VI PROPONGO DI DISCUTERNE.
DITEMI LA VOSTRA.
Premetto che sono contrario all'esistenza delle provincie che, secondo me sono un ente pubblico inutile.
Il loro mantenimento costa allo stato 16 mld di euro l' anno ossia mezza finanziaria.
43 commenti:
Francavilla è salentina e appartiene al Salento, è appartenuta per oltre 1000 anni ufficialmente alla terra d'Otranto e dalla notte dei tempi a messapi greci e bizantini,inoltre fino al 1864(anno del miracolo della fontana)era chiamata francavilla d'otranto poi in quell'anno per ringraziare la madonna fu chiamata francavilla fontana ,per questo più che cercare di trasferirsi e cercare di appartenere ad una provincia che non ha niente a che fare ne con le nostre origini,culture, tradizioni e dialetto cerchiamo di far costituire la regione Salento .
Infatti il salento e l'area
del dialetto salentino si estende sul versante adriatico a partire dalla città di Ostuni (BR) dove la mescolanza con il dialetto pugliese crea un dialetto ibrido: sintassi salentina e accento pugliese; sul versante ionico da Lizzano (TA), a nord del quale si parla invece il dialetto tarantino. Comprende dunque gran parte della provincia di Brindisi, la parte meridionale della provincia di Taranto e l'intera provincia di Lecce.
La penisola salentina è culturalmente un'isola. La regione non è infatti assolutamente assimilabile alla Puglia, sia dal punto di vista linguistico che da quello architettonico, sia negli usi che nei costumi. Il paesaggio architettonico è di tipo greco per la predominanza assoluta delle case bianche "a calce", senza tetto, soprattutto in campagna e sulla costa, ma i centri storici sono caratterizzati da un lascito spagnolo del Barocco che qui assume caratteristiche sue proprie spogliandosi della sovrabbondanza pittorica degli interni e trasformando le facciate esterne di chiese e palazzi in veri arazzi scolpiti. L'architettura pugliese, invece, è rappresentata soprattutto dal Romanico.
RAGAZZI NOI SIAMO SALENTINI.....la puglia è un guazzabbuglio di popoli che è stata creata per accontentare i baresi e noi con loro non abbiamo niente a che fare...
infatti Durante i lavori dell'Assemblea Costituente, si discusse di fare della Puglia e del Salento due regioni diverse. Il tutto si concluse con un nulla di fatto a causa della ferma contrarietà da parte di alcuni politici molto influenti. Oggi purtroppo, nonostante alcune timide prese di posizione provenienti quasi esclusivamente dall'ambito intellettuale, le aspirazioni di noi salentini all'autonomia regionale sembrano ormai svanite.
quindi grottaglie manduria avetrana san giorgio ecc ecc che come francavilla erano terra d'otranto nn dovrebbero trovarsi in provincia di taranto
eppure hanno un dialetto salentino cosa centra il dialetto con l'appartenenza di una provincia?
anche taranto fa parte del grande salento se nn erro
secondo me la provincia di taranto è molto + ricca rispetto a quella di brindisi la prov di brindisi da 20 anni ha speso poco e niente per francavilla solo quest anno siamo riusciti a vedere dopo una vita 4-5 aule allo scientifico ed il rifacimento della facciata della ragioneria
QUANDO RIUSCIREMO A VEDERE UNA STRUTTURA SCOLASTICA PER IL PROFESSIONALE? costretti a stare in una struttura pericolante
Francavilla provincia di taranto?
Ma lo sai che Taranto è la città più indebitata d'Italia? Lo sai che a Taranto qualche mese fa non passavano nemmeno a raccogliere l'immondizia?
ma perfavore e cmq specifica in GRANDE che questo è solo un tuo pensiero
per quanto riguarda sta squadra poi.....la SALENTO FRANCAVILLA....coi colori giallorossi...è scandaloso proprio....
di che colore è lo stemma di Francavilla?
forse geograficamente facciamo parte del SALENTO ma mai mi sentirò un leccese....VERGOGNA e spero che sta squadra, coi colori giallorossi, sparisca presto
per quello del gruppo alcolico volevo dire ke questo è un mio pensiero e credo di averlo già specificato
per quanto riguarda l'indebiatamento dovresti aggiornarti il debito di cui tu parli si chiama dissesto comunale ossia fatto dal comune e non dalla provincia e comunques sia, se parliamo di indebitamento di dissesto sentirai parlare anche a francavilla quando tutto verra a galla dopo i 19.000.000.00 di prestito del comune
x anonimo
il link salentofrancavilla è stato aggiunto per amicizia e rispetto verso rosario sono stato io il primo a dirgli che quel nome e quei colori erano un po assurdi per l'ambiente ultrà francavillese e per concludere al dilà delle nostri opinioni e considerazioni sul tema del blog dico e dirò sempre forza francavilla ed i francavillesi ma mai forza brindisi francioso e team
saluti
La città di Francavilla è apatica, si accontenta e sta ferma e non fa niente per fermare il declino dovuto alla nostra classe dirigente. Volete un paragone Grottaglie ( qui stanno ancora a trovare i soli per il palazzetto )
Qualcunque iniziativa è buona per risvegliare le coscienze continua così giampvilla
secondo me hanno fatto bene a chiamare la squadra SALENTO francavilla...perchè noi siamo salentini...e poi essere salentini non significa essere leccesi...noi siamo francavillesi ma anche salentini quindi non ci vedo niente di male...e poi per i colori vanno benissimo dato che i colori sono del sole...Giallo-rosso e non di lecce(anche se hanno gli stessi colori)e poi è una buona iniziativa per far risvegliare la salentinità che ogni francavillese dovrebbe avere che è stato per tanti anni oscurato dai brindisini
per quanto riguarda gli ultras di francavilla ho poco rispetto per loro...dato che incendiarono il bus della squadra giovanile ostunese...
non si possono tollerare certi gesti ...da quel giorno mi sono vergognato di avere gli ultras come principale tifoseria francavillese...hanno disonorato il buon nome di francavilla e della sua accoglienza
ragà....parlate e scrivete quanto volete tanto Francavilla non sarà mai provincia di Taranto (e lo spero con tutto il cuore)....sono solo vostri sogni.
Saluti a tutti
ed infatti io sogno ed alla fine quello che ne esce fuori da questi discorsi uno pro taranto ed 1 pro lecce sta a significare che nessuno mensiona il PAESE di brindisi quale capoluogo di provincia adatto
per quanto riguarda la rivalità con l'ostuni poi non ne parliamo nessuno mai è riuscito a dirmi da quale episodio nasce
Devo dire che l'idea della provincia di Taranto è strana. Io per esempio sono contrario alle province,perchè non sono un segno d'appartenenza. (io non dirò mai che sono di Brindisi). Poi che Brindisi sia un pessimo capoluogo mangiasoldi è risaputo. Manco un porto decente sono in grado di tenere.
Sinceramente non capisco il perchè della rivalità tra ostuni e Francavilla (è da qualche anno che non frequento più la curva),io credo sia frutto di malintesi o diffidenza. Fa piacere che la pensiate diversamente, perchè è una rivalità che io proprio non sento.
benvenuto ostunese come te anch io non di co mai ke sono brindisino quando mi kiedono quale francavilla io dico vicino taranto
gli ultras(stupida gente che fa del male ovunque c'è il loro nome..compreso in ambito nazionale dove un teppista come gabriele sandri è diventato un martire per colpa di un tragico errore...)a francavilla sono po meno di un centinaioe non rappresentano per niente i 40000 abitanti che ammirano ostuni e la frequentano spesso....
io sono dalla parte di massimo decimo meridio preferisco una sola regione(salento)con i territori delle tre province taranto brindisi e lecce capoluogo..
io non sono ne tarantino,ne brindisino ne leccese ma solo un semplice e orgaglioso francavillese che si definisce giustamente salentino
Secondo me invece l'appartenenza ad una provincia rappresenta anche una fonte di identità io credo che la provincia di taranto sia più organizzata e più ricca di quella brindisina.
Carissimi, non sapevo ci fosse rivalita' fra ostuni e francavilla, personalmente non ho mai avuto problemi da nessuna parte del mondo ma queste rivalita' mi fanno ridere, ma come si fa ad odiare una citta' vicina o lontana che sia, io penso che per odiare bisogna avere dei motivi validi.
Pensate cosa dovremmo pensare dei tedeschi per tutto quello che hanno fatto durante la 2a guerra mondiale in italia.
A me i francaviddesi non mi hanno fatto niente di male, pertanto il respetto mi e' dovuto. Saluti a tutti.
saluti sure
neanche io condivido le rivalità specie con paesi vicini tipo manduria ostuni ecc quindi non preoccuparti il nostro pensiero è condiviso da tanti
purtroppo però molti degli ultrà fanno cori contro ostuni senza nemmeno sapere il perchè della rivalità
Io vorrei far parte della provincia di Milano, credo sia la più organizzata e ricca d'Italia, come fare??? Vorrei organizzare una raccolta firme alla chiazza sotto il Mega Terrazzone!!!
Ciao a tutti sono un ragazzo di Lecce, volevo solo cogratularmi con Voi per il blog ed invitarVi a lottare insieme a noi per la nascita della nostra regione. Il SALENTO appartiene a tutti noi, basta con bari mangiatutto. W la REGIONE SALENTO. Io non sono e non sarò mai pugliese. Un abbraccio forte a tutti i figli del tacco d'italia. W il salento
benvenuto carissimo salentino
non immaginavo che ci fosse tanta gente che rivendica le proprie radici storico-culturali, spero che la vostra lotta prosegui con esiti positivi spero di risentirvi
a presto
francavilla provincia di taranto? ma noooo! sta così bene nel territorio di brindisi che come provincia è migliore rispetto a taranto (e ve lo dice un ragazzo di manduria)! comunque w la puglia!!!
L’atteso ritorno delle voci irredentiste del fin troppo “redento” Salento, mi induce a un duplice e contraddittorio stato emotivo. Da un lato, infatti, la mia anima romantica non può che gioire nel constatare come questa irripetibile terra, pur dopo un processo di omologazione forzata operata a partire dall’assurdo accorpamento alla Puglia nel 1945, riesce ancora a produrre conati di dignità, brividi identitari, sussulti di fierezza. D’altro canto, non poca è la preoccupazione della mia anima libertaria davanti al bivio che tradizionalmente si palesa innanzi ad ogni sogno indipendentista, ossia la doppia faccia della medaglia secessionista e federalista. Se, infatti, come dice Dino Colafrancesco "la destra è apologia del radicamento, la sinistra dell'emancipazione", ogni ipotesi di separazione da un aggregato nazionale, regionale o d’altro genere può esser letto attraverso ognuna delle due lenti citate. In un’ottica proudhoniana, di “federalismo delle differenze”, la scissione da più ampie entità rappresenta l’emancipazione e, in quanto tale, la modernità. In questa concezione, il federalismo si coniuga con l’autonomizzazione, non solo di settori di territorio, ma soprattutto degli individui che lo calpestano. E’ la pratica dell’autogestione che si realizza mediante libere associazioni e liberi contratti. Una dinamica questa che investe ogni aspetto, da quello economico a quello giuridico, e che parte dalla sicurezza che l’armonia nasce dalla complessità, dalla differenziazione e non, come spesso si crede, dall’unità indifferenziata. In tal senso, di questo processo non può che far parte anche il decentramento. Accanto a tale visione, però, è facile constatare l’esistenza di una opposta concezione in cui il decentramento non è più un mezzo per l’individuazione e la differenziazione, bensì il fine ultimo in una logica di salvaguardia proprio di una unità indifferenziata cui si danno connotati etnici. Questa corrente di pensiero è inquadrabile nella cosiddetta “nuova destra” ed è perfettamente rappresentata in Italia dalla Lega Nord. La nuova destra, i cui ideologici vengono spesso incomprensibilmente vezzeggiati da certa ultra-sinistra (?) anarchica (?), si caratterizza per il rigetto della modernità intesa quale luogo del livellamento di un ordine mondiale basato sugli ideali universalisti e ugualitari post-illuministici. Lungi dal produrre un pensiero centrato sull’autonomia dinamica degli individui liberamente arrangiati, il federalismo neo-destro vede il suo perno nel radicamento, nella premoderna stasi della comunità organica, della antica Gemeinshaft in cui la cesura fra dentro e fuori era netta e corrispondente alla coppia amico-nemico. Il meccanismo di esclusione che si determina nella psicologia dello pseudo federalismo lagaiolo è stata spiegata da Gianfranco Miglio: “le differenze tra il Nord, il Centro e il Sud, alla base della proposta di tre macroregioni all'interno di un'Italia confederale, si giustificherebbero in un diverso modo di comportarsi, ragionare, vivere, e anche se vi sono - annota Miglio - perfino biologi che sostengono la permanenza di elementi genetici, come quelli etruschi e celti, alla base delle differenti identità, "quello che conta è individuare delle aree in cui gli abitanti sentano coloro che stanno al di fuori come estranei: la conflittualità amicus-hostis". Insomma, secondo un catechismo che deve ben poco a Proudhon e Cattaneo, ma molto a De Benoist, Evola e Faye, i popoli minacciati è solo radicalizzando i loro progetti indipendentisti, facendo leva sull'etnonazionalismo, che potranno contrastare quella modernità che si fonda su quei diritti dell'uomo che cancellerebbero le abitudini culturali e il senso di appartenenza alla comunità. Il nemico, insomma, è ogni forma di liberalismo e libertarismo. Il fine è la riproposizione di vere e proprie piccole nazioni su base etnica, le heimet della tradizione germanica.
Esiste, è vero, anche se all'interno dei movimenti indipendentisti italiani una corrente intellettuale liberal-libertaria che contrappone alla nazione “oggettiva” teorizzata dal federalismo etnico la nazione delle volontà, sulla scorta dell’ultimo Rothbard (quello di “Nazioni per consenso”) e di Hans Hermann Hoppe, ma è talmente minoritaria che la sua flebile voce scompare fra i rutti cognitivi del populismo padano. Al più, rischia talvolta di fornire nobilitazione intellettuale ad alcune ben poco nobili tendenze razziste della base. Il pregiudizio nei confronti dell'altro ne è il collante.
In definitiva, come libertario (e, incidentalmente, come salentino), sogno un federalismo proudhoniano che, come ogni lungo viaggio, può iniziare con un piccolo passo, anche dallo svincolare il tacco d’Italia dalla colonizzazione pugliese che ne ha permesso, in barba alla storia precedente l’unità, l’emarginizzazione. Poca cosa? Certo. Ma giusta.
Mi duole però notare come dietro la rinnovata voglia d’autonomia del Salento ci siano personaggi più legati alla cultura della nuova destra che al federalismo libertario. Non solo, ma espressione di quella destra, tra l’altro, che più statalista non è possibile immaginare. Due considerazioni mi sorgono allora spontanee o, meglio, due citazioni mi vengono in soccorso. La prima è di un grande liberal-libertario, precursore dell’anarco-capitalismo di cui pure si fanno alfieri molti confusi ideologi federalisti contemporanei, Bruno Leoni, il quale diceva che il padrone vicino non è necessariamente meglio di quello lontano. La considerazione sulla qualità del “padrone” mi porta quindi alla seconda citazione, quella di un proverbio partenopeo che, più o meno, sentenzia che “è meglio essere testa di sardina che coda di balena”. Non vorrei che, sfruttando strumentalmente la sacrosanta insofferenza dei salentini, sia questa massima napoletana il vero primum movens dei fautori dei nuovi salotti dell’orgoglio salentino.
Luigi Corvaglia
Un articolo di Luigi Corvaglia
L’atteso ritorno delle voci irredentiste del fin troppo “redento” Salento, mi induce a un duplice e contraddittorio stato emotivo. Da un lato, infatti, la mia anima romantica non può che gioire nel constatare come questa irripetibile terra, pur dopo un processo di omologazione forzata operata a partire dall’assurdo accorpamento alla Puglia nel 1945, riesce ancora a produrre conati di dignità, brividi identitari, sussulti di fierezza. D’altro canto, non poca è la preoccupazione della mia anima libertaria davanti al bivio che tradizionalmente si palesa innanzi ad ogni sogno indipendentista, ossia la doppia faccia della medaglia secessionista e federalista. Se, infatti, come dice Dino Colafrancesco "la destra è apologia del radicamento, la sinistra dell'emancipazione", ogni ipotesi di separazione da un aggregato nazionale, regionale o d’altro genere può esser letto attraverso ognuna delle due lenti citate. In un’ottica proudhoniana, di “federalismo delle differenze”, la scissione da più ampie entità rappresenta l’emancipazione e, in quanto tale, la modernità. In questa concezione, il federalismo si coniuga con l’autonomizzazione, non solo di settori di territorio, ma soprattutto degli individui che lo calpestano. E’ la pratica dell’autogestione che si realizza mediante libere associazioni e liberi contratti. Una dinamica questa che investe ogni aspetto, da quello economico a quello giuridico, e che parte dalla sicurezza che l’armonia nasce dalla complessità, dalla differenziazione e non, come spesso si crede, dall’unità indifferenziata. In tal senso, di questo processo non può che far parte anche il decentramento. Accanto a tale visione, però, è facile constatare l’esistenza di una opposta concezione in cui il decentramento non è più un mezzo per l’individuazione e la differenziazione, bensì il fine ultimo in una logica di salvaguardia proprio di una unità indifferenziata cui si danno connotati etnici. Questa corrente di pensiero è inquadrabile nella cosiddetta “nuova destra” ed è perfettamente rappresentata in Italia dalla Lega Nord. La nuova destra, i cui ideologici vengono spesso incomprensibilmente vezzeggiati da certa ultra-sinistra (?) anarchica (?), si caratterizza per il rigetto della modernità intesa quale luogo del livellamento di un ordine mondiale basato sugli ideali universalisti e ugualitari post-illuministici. Lungi dal produrre un pensiero centrato sull’autonomia dinamica degli individui liberamente arrangiati, il federalismo neo-destro vede il suo perno nel radicamento, nella premoderna stasi della comunità organica, della antica Gemeinshaft in cui la cesura fra dentro e fuori era netta e corrispondente alla coppia amico-nemico. Il meccanismo di esclusione che si determina nella psicologia dello pseudo federalismo lagaiolo è stata spiegata da Gianfranco Miglio: “le differenze tra il Nord, il Centro e il Sud, alla base della proposta di tre macroregioni all'interno di un'Italia confederale, si giustificherebbero in un diverso modo di comportarsi, ragionare, vivere, e anche se vi sono - annota Miglio - perfino biologi che sostengono la permanenza di elementi genetici, come quelli etruschi e celti, alla base delle differenti identità, "quello che conta è individuare delle aree in cui gli abitanti sentano coloro che stanno al di fuori come estranei: la conflittualità amicus-hostis". Insomma, secondo un catechismo che deve ben poco a Proudhon e Cattaneo, ma molto a De Benoist, Evola e Faye, i popoli minacciati è solo radicalizzando i loro progetti indipendentisti, facendo leva sull'etnonazionalismo, che potranno contrastare quella modernità che si fonda su quei diritti dell'uomo che cancellerebbero le abitudini culturali e il senso di appartenenza alla comunità. Il nemico, insomma, è ogni forma di liberalismo e libertarismo. Il fine è la riproposizione di vere e proprie piccole nazioni su base etnica, le heimet della tradizione germanica.
Esiste, è vero, anche se all'interno dei movimenti indipendentisti italiani una corrente intellettuale liberal-libertaria che contrappone alla nazione “oggettiva” teorizzata dal federalismo etnico la nazione delle volontà, sulla scorta dell’ultimo Rothbard (quello di “Nazioni per consenso”) e di Hans Hermann Hoppe, ma è talmente minoritaria che la sua flebile voce scompare fra i rutti cognitivi del populismo padano. Al più, rischia talvolta di fornire nobilitazione intellettuale ad alcune ben poco nobili tendenze razziste della base. Il pregiudizio nei confronti dell'altro ne è il collante.
In definitiva, come libertario (e, incidentalmente, come salentino), sogno un federalismo proudhoniano che, come ogni lungo viaggio, può iniziare con un piccolo passo, anche dallo svincolare il tacco d’Italia dalla colonizzazione pugliese che ne ha permesso, in barba alla storia precedente l’unità, l’emarginizzazione. Poca cosa? Certo. Ma giusta.
Mi duole però notare come dietro la rinnovata voglia d’autonomia del Salento ci siano personaggi più legati alla cultura della nuova destra che al federalismo libertario. Non solo, ma espressione di quella destra, tra l’altro, che più statalista non è possibile immaginare. Due considerazioni mi sorgono allora spontanee o, meglio, due citazioni mi vengono in soccorso. La prima è di un grande liberal-libertario, precursore dell’anarco-capitalismo di cui pure si fanno alfieri molti confusi ideologi federalisti contemporanei, Bruno Leoni, il quale diceva che il padrone vicino non è necessariamente meglio di quello lontano. La considerazione sulla qualità del “padrone” mi porta quindi alla seconda citazione, quella di un proverbio partenopeo che, più o meno, sentenzia che “è meglio essere testa di sardina che coda di balena”. Non vorrei che, sfruttando strumentalmente la sacrosanta insofferenza dei salentini, sia questa massima napoletana il vero primum movens dei fautori dei nuovi salotti dell’orgoglio salentino.
Luigi Corvaglia
Noto con piacere il fermento "identitario" di Francavilla e ringrazio per la citazione del mio articolo. Sono anch'io fermamente convinto della salentinità di Francavilla Fontana (e di Grottaglie, ecc.). Mi sembra però doverosa qualche precisazione sul concetto di salento, che nulla ha a che fare con i confini amministrativi della terra d'Otranto e, meno che mai, col "Grande salento". Trattasi di regione "culturale". Pertanto, Francavilla si, Cisternino no, Grottaglie si, Laterza no, San Giorgio J., si, Fasano no.
A tal fine - quello di chiarimento e di luogo di discussione - vi segnalo il mio blog dove, tra l'altro, troverete un sondaggio proprio sui limiti culturali.
Un saluto.
http://salentoirredento.blogspot.com
Francavilla prov. di Taranto? Io sono di Manduria e vi dico che la prov. di Taranto è meno organizzata rispetto a Brindisi! Anzi che passi Manduria a Brindisi così sistemiamo le strade provinciali... Comunque viva il Salento e la Puglia!!!
ma perchè caro giuseppe credi che le strade della provincia di brindisi siano messe meglio? abbiamo la via per brindisi che è uno schifo vero e proprio ed è così da più di un anno
Io non ne capisco molto di organizzazzione tra Brindisi e taranto ma so che Brindis ha il porto,aereoporto,l'onu e cosi via.. secondo me Brindisi e bari grazie a questi esempi e c'e ne sono altri sono molto importanti per la puglia anche perchè Brindisi da 2 anni che si vedono Miglioramenti tanti saluti da Brindisi
sono un brindisino... credo che ci siano molti francavillesi orgogliosi della loro brindisinita', non capisco chi vorrebbe far parte della provincia di Taranto!!! invece di tentare di crescere tutti insieme si passa da un'altra sponda.. è un atteggiamento da codardi scusatemi ma è cosi!!! BRINDISI ETERNO AMORE.. SALENTO? NO, GRAZIE!
leggere l'intero blog, pretty good
Si, probabilmente lo e
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imparato molto
quello che stavo cercando, grazie
quello che stavo cercando, grazie
Perche non:)
quello che stavo cercando, grazie
imparato molto
Hi, I can’t understand how to add your site in my rss reader. Can you Help me, please :)
rH3uYcBX
AHAHAAHAHAHAH
A TUTT'OGGI (Anno Del Signore 2010)
non si sa chi delle due province
(BRINDISI e TARANTO) stia messa
meglio... (o peggio? ;-) )
MEDITATE GENTE
Si, probabilmente lo e
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